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Gioconda detta Giò ha trentacinque anni, una storia familiare complicata alle spalle, un'anima inquieta per vocazione o forse per necessità e un unico, grande amore: Leonardo. Che però l'ha abbandonata. Smarrita e disperata, si ritrova a vivere a casa dei suoi nonni, morti a distanza di pochi giorni e simbolo di un amore perfet ...
 
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N. Y. Undici settembre. Diario di una guerra
  diGianni Riotta
 
Casa Editrice   Einaudi  

EAN   8806162055

Sezione   Romanzi contemporanei

Prezzo   € 8.26
 

Gli eroi del volo 93, che mettono ai voti la decisione di non arrendersi ai terroristi. Glenn Winuk che «è tornato dentro per dare una mano», ed è rimasto sepolto. L'uomo che si è buttato giù come un funambolo e "volava con il berretto calcato in testa", la ragazza che dice "da quel giorno camminiamo a testa bassa". Ma anche il maggíore Sonya Fínley, che spiega alla lavagna l'equazione "piú sicurezza, meno libertà", e gli strateghi del Pentagono finalmente a lezione dal generale Giap. Un bambino chiede "Perché proprio New York, papà?", e downtown Manhattan si mangia di nuovo, al ristorante, pasta al nero di seppia e ravioli alle erbe amare. Le due Torri non ci sono piú, la "prima guerra asimmetrica mondiale" è cominciata. Con l'umiltà del cronista e la conoscenza di chi ha gírato per anni New York con la Press card, la tessera che la Polizia di N. Y rilascia ai reporter, Gianní Riotta scrive un diario della nuova guerra, nei giorni in cui la Storia ha deciso per sempre di cambiare pagina, e che questo libro per sempre ci restituisce, con le parole e i volti dei loro protagonisti: gli uomini e le donne d'America. Quei servizi formano infatti ora, in una diversa e piú completa stesura, il cuore di un libro che è insieme cronaca, addio struggente alle due Torri, ma anche breviario che ci accompagna, per capire tutto ciò che è accaduto dopo. E riesce a coinvolgerci in un dilemma sui fondamenti della nostra comune identità culturale, a ricostruire un tessuto di domande che ci permette di intravedere una strada possibile, nei giorni aspri che ci aspettano.  


  
 
 
 
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