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Storia della filosofia moderna. Da Cartesio a Kant
  diLuciano De Crescenzo
 
Casa Editrice   Mondadori  

EAN   8804526289

Sezione   Filosofia

Prezzo   € 15.00
 

"Il mondo si divise in due emisferi distinti e separati: da una parte c'erano quelli a cui piaceva di più ragionare, e dall'altra quelli a cui piaceva di più credere." Così Luciano De Crescenzo presenta questo nuovo volume della "Storia della filosofia", dedicato al Sei e al Settecento. Due emisferi, certo, ma il primo diventava ogni giorno più frequentato e formicolante, mentre il secondo andava rattrappendosi. Tutti amavano "ragionare", che credessero o no; e "ragionare" significava mettere da parte la tradizione, accettando come vero solo ciò che appariva evidente. Il metodo era quello del dubbio, che forse un tempo era sembrato una debolezza o malattia del pensiero, ma ora stava rivelandosi la sua forza. Cartesio ne fissò le regole, e sulla strada da lui aperta si incamminarono Hobbes, Pascal, Spinoza, Leibniz e tutti gli altri. Nasceva una nuova filosofia, che aveva un suo modello, fornito dalla matematica e dalla geometria. Scrisse Spinoza nella sua "Etica": "Considererò le azioni e gli appetiti degli uomini come se fosse questione di linee, di superfici e di corpi". Cambiava anche il panorama sociale: "Nel raccontare i filosofi dell'epoca moderna" dice De Crescenzo "ho notato che molti erano preti, che la maggior parte erano baroni, che avevano alle spalle almeno una nobildonna che li proteggeva, e che quasi tutti finirono i loro giorni in un castello". Quel panorama cambiò ancora di più quando, nel Settecento, lo scontro tra chi amava "ragionare" e chi amava "credere" - scontro che sino a quel momento aveva dato luogo a laboriosi e spesso lambiccati compromessi - sfociò in una battaglia aperta, senza quartiere. Voltaire, gli enciclopedisti, i "materialisti" diventarono protagonisti della vita sociale e cambiarono durevolmente il volto dell'Europa. Intanto, per merito di Locke, Hume, Berkeley, l'amore del "ragionare" aveva assunto in Inghilterra una sfumatura speciale, che fu chiamata "empirismo"; a Napoli, sconosciuto a tutti, Vico rifletteva su corsi e ricorsi; e, in un appartato angolo della Prussia orientale, Kant sigillava un'epoca e ne apriva un'altra con la sua riflessione radicale. Tutta questa vicenda ricca e difficile è ricostruita da Luciano De Crescenzo con la grazia e la leggerezza, ma anche l'accurata precisione che i lettori della sua "Storia della filosofia" ormai conoscono bene. 


  
 
 
 
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